VESCOVO DI MONACO
Nel luglio 1976 morì l'arcivescovo di Monaco e Frisinga, cardinale Julius Döpfner, e sempre più
insistenti cominciarono a girare voci che accreditavano come possibile successore Joseph
Ratzinger.
E infatti la scelta di Paolo VI cadde sul teologo bavarese, che nonostante le titubanze e
l'estraneità a compiti di governo e amministrazione, acconsentì alla nomina per amore della
Chiesa. La consacrazione avvenne alla vigilia di Pentecoste del 1977, una raggiante giornata di
inizio estate.
Come motto episcopale Joseph scelse due parole dalla terza lettera di san Giovanni:
"collaboratori della verità", con cui volle mettere in rilievo la continuità tra il suo compito
precedente di studioso e il nuovo incarico di vescovo, che consiste in entrambi i casi nella
ricerca della verità. In senso più ampio, il rimando alla verità è un monito contro i tempi
moderni che, continuando a rifiutare l'argomento perché considerato troppo grande per la mente
umana, tendono irresponsabilmente verso la rovina dell'uomo.
Come stemma, oltre al moro incoronato proprio dei vescovi di Frisinga da oltre mille anni e
simbolo dell'universalità della Chiesa sulla Terra, l'arcivescovo Ratzinger scelse altri due
simboli.
Il primo era la conchiglia che simboleggia la natura umana di pellegrini e richiama il grande
maestro sant'Agostino che, secondo un racconto, mentre era assorto in dotti pensieri sulla
Trinità, avrebbe visto sulla spiaggia un bambino che giocava con una conchiglia, con cui
attingeva l'acqua del mare e cercava di travasarla in una piccola buca.
Subito gli venne da pensare: "tanto poco questa buca può contenere l'acqua del mare, quanto
poco la tua ragione può afferrare il mistero di Dio". Infine dalla leggenda di Corbiniano,
fondatore della diocesi di Frisinga, desunse l'immagine dell'orso.
Secondo il racconto un orso sbranò il cavallo del santo che stava recandosi a Roma. Corbiniano
lo rimproverò con vigore e, come punizione, gli impose di portare sulle spalle il fardello che
fino a quel momento era stato portato dal cavallo. L'orso si sottomise al santo e trasportò
quel peso fino a Roma, dopodiché fu liberato.
Come diceva sant'Agostino in una delle meditazioni sui Salmi: "Un animale da tiro sono davanti
a te, per te, e proprio così io sono vicino a te", una frase che ben rappresenta il destino
personale di Joseph Ratzinger.
L’arcivescovo Ratzinger a Monaco di Baviera
Un’immagine di Joseph Ratzinger
L'UOMO DEGLI OSSIMORI
Il percorso di avvicinamento al soglio pontificio proseguì nel 1980, quando Karol Wojtila
indicò Ratzinger come relatore al Sinodo dei vescovi sui compiti della famiglia cristiana.
L'anno seguente arrivò la nomina a prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede,
l'ex Santo Uffizio.
Lo zelo e la rigidità con cui svolse il suo incarico, intervenendo contro idee "ereticali"
pericolose per l'autenticità della fede, gli valsero i soprannomi di "mastino della fede", di
"custode dell'ortodossia" e la fama di teologo intransigente. Per 24 anni nelle mani di
Ratzinger passarono tutti i problemi e le cause in seno alla Chiesa, dalla teologia della
liberazione, al caso Lefebvre, il vescovo tradizionalista che nel 1988 tentò uno scisma
ordinando alcuni vescovi.
Ma il Papa tedesco, benché sia assurto a simbolo dell'intransigenza e del rigore dottrinale, è
descritto anche come uomo di fine umorismo, dolce a affabile nei rapporti umani, disponibile
all'ascolto e al dialogo, timido e riservato, semplice, allegro e familiare, amante della
musica e dei gatti.
Nell'ultimo quarto di secolo è stato facile incontrarlo nelle vie di Roma, vestito della tonaca
nera priva della fascia color porpora, nei mesi freddi un baschetto sulla testa e in mano o
sotto il braccio il suo "carico", la borsa in pelle con i documenti da consultare in giornata.
A passo spedito, un sorriso mite a chi gli rivolgeva un saluto, il cardinale Ratzinger ha
attraversato ogni giorno le strade tra borgo Pio, piazza della Città Leonina, piazza San Pietro
e la sede della Congregazione per la Dottrina, offrendo con passione la sua preziosa e
instancabile opera a Giovanni Paolo II.
Finché non è arrivata la chiamata dello Spirito Santo.
Il cardinale Joseph Ratzinger asperge la salma di papa Giovanni Paolo II
IL RATZINGER-PENSIERO
La donna. "La donna conserva l'intuizione profonda che il meglio della sua vita è fatto
di attività orientate al risveglio dell'altro, alla sua crescita, alla sua protezione. Questa
intuizione è collegata alla sua capacità fisica di dare la vita.
È essa che, anche nelle situazioni più disperate possiede una capacità unica di resistere nelle
avversità, di rendere la vita ancora possibile pur in situazioni estreme, di conservare un
senso tenace del futuro e, da ultimo, di ricordare con le lacrime il prezzo di ogni vita umana".
L'embrione. "L'essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo
concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della
persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita".
La politica. "Vivere e agire politicamente in conformità alla propria coscienza non è un
succube adagiarsi su posizioni estranee all'impegno politico o su una forma di confessionalismo,
ma l'espressione con cui i cristiani offrono il loro coerente apporto perché attraverso la
politica si instauri un ordinamento sociale più giusto e coerente con la dignità della persona
umana.
La marginalizzazione del Cristianesimo non potrebbe giovare al futuro progettuale di una
società e alla concordia tra i popoli. Anzi, insidierebbe gli stessi fondamenti spirituali e
culturali della civiltà".
Il demonio. "Il demonio è la negazione della persona, in quanto personifica il rifiuto
della verità e la negazione dell'amore".
L'angelo custode. "L'angelo custode è l'espressione concreta e personificata della
sollecitudine divina nei miei riguardi. Il mio angelo custode non è nient'altro che espressione
del fatto che io sono conosciuto, amato e seguito in maniera del tutto personale da Dio, è il
pensiero d'amore che Dio nutre per me, che mi circonda e mi guida in ogni istante".
Essere cristiani oggi. "Non si può essere cristiani da soli. Essere cristiani significa
porsi all'interno di comunità in cammino. La Chiesa deve preoccuparsi di creare queste
comunità".
"Il Cristianesimo è condannato al soffocamento, se non riscopriamo che cosa significa
l'esperienza interiore, in cui la fede si cala nella profondità della vita di ciascuno e in
essa ci guida e ci illumina. La pura azione e la pura costruzione intellettuale non bastano. La
riflessione sull'interiorità e sulle forme di conoscenza extrarazionali e sovrarazionali è
molto importante".
Cristianesimo e scienza. "Al crescere delle nostre possibilità non corrisponde un uguale
sviluppo della nostra energia morale. La forza morale non è cresciuta assieme allo sviluppo
della scienza, anzi, piuttosto è diminuita perché la mentalità tecnica confina la morale
nell'ambito soggettivo, mentre noi abbiamo bisogno proprio di una morale pubblica che sappia
rispondere alle minacce che gravano sull'esistenza di tutti noi.
È vero che oggi esiste un nuovo moralismo le cui parole chiave sono giustizia, pace,
conservazione del creato. Ma questo moralismo rimane vago e scivoloso così, quasi
inevitabilmente, nella sfera politico-partitica. Esso è anzitutto una pretesa rivolta agli
altri, e troppo poco un dovere personale della nostra vita quotidiana".
Il Cristianesimo e l'Europa. " Se il Cristianesimo, da una parte, ha trovato la sua
forma più efficace in Europa, bisogna d'altra parte anche dire che in Europa si è sviluppata
una cultura che costituisce la contraddizione in assoluto più radicale non solo del
Cristianesimo, ma delle tradizioni religiose e morali dell'umanità.
Da qui si capisce che l'Europa sta sperimentando una vera e propria 'prova di trazione'; da qui
si capisce anche la radicalità delle tensioni alle quali il nostro continente deve far parte.
Ma qui emerge anche e soprattutto la responsabilità che noi europei dobbiamo assumerci in
questo momento storico: nel dibattito intorno alla definizione dell'Europa, intorno alla sua
nuova forma politica, non si gioca una qualche nostalgica battaglia di 'retroguardia' della
storia, ma piuttosto una grande responsabilità per l'umanità di oggi".
"L'accantonamento delle radici cristiane dal preambolo della Costituzione europea non si rivela
espressione di una superiore tolleranza che rispetta tutte le culture allo stesso modo, non
volendo privilegiarne alcuna, bensì come l'assolutizzazione di un pensare e di un vivere che si
contrappongono radicalmente, tra l'altro, alle altre culture storiche dell'umanità.
Anche il rifiuto del riferimento a Dio non è espressione di una tolleranza che vuole proteggere
le religioni non teistiche e la dignità degli atei e degli agnostici, ma piuttosto espressione
di una coscienza che vorrebbe vedere Dio cancellato definitivamente dalla vita pubblica e
accantonato nell'ambito soggettivo di residue culture del passato. Il relativismo, che
costituisce il punto di partenza di tutto questo, diventa così un dogmatismo che si crede in
possesso della definitiva conoscenza della ragione , ed in diritto di considerare tutto il
resto soltanto come uno stadio dell'umanità in fondo superato".
La Chiesa attuale. "Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che,
nel sacerdozio dovrebbero appartenere completamente a Cristo! Quanta superbia, quanta
autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione per rialzarci
dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione.
Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente
il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Signore, spesso la tua
Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E
anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi
della tua Chiesa ci sgomentano.
Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre
grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all'interno di essa,
Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride,
perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta. Tu però ti rialzerai. Ti sei
rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi".
Joseph Ratzinger